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Torresotto di Porta Nova, tra streghe, medici e speziali

Uno dei quattro torresotti ancora esistenti a Bologna, quello di Porta Nova, detto anche del Pratello o di San Francesco, è senza dubbio il più “equivoco” di Bologna, a partire dal nome.

Col nome “Nova”, infatti, sono conosciute ben tre torri a Bologna, sebbene esistite in epoche diverse. Oltre al “nostro” torresotto sulla seconda cerchia di mura (posto tra le attuali piazza Malpighi e via Porta Nova), una torre di Porta Nova si trovava dove oggi sorge torre Lapi (l’ingresso Sud del Palazzo Comunale), che però apparteneva alla Prima cerchia di mura (ca. IV/V secolo). Sempre con il nome torre di Portanova era conosciuta l’attuale torre Agresti, in piazza Galileo.

Il motivo di tante omonimie deriva dal nome della via, o meglio del Borgo di Porta Nova, antichissimo, che collegava la torre dell’Orologio e dunque piazza Maggiore, alla chiesa di San Francesco (piazza Malpighi).

Un quartiere principalmente popolato da famiglie di fede lambertazza (i ghibellini bolognesi) e dunque scelto da gran parte dei medici e degli speziali che a Bologna insegnavano l’arte medica, quasi tutti ghibellini.

Nel Borgo di Porta Nova – tra la fine del ‘200 e il ‘300 – vi abitarono e insegnarono i più grandi medici dell’Università di Bologna, ad iniziare da Taddeo Alderotti, il più celebre medico del Medioevo, passando per Bartolomeo da Varignana fino a Liuzzo de’ Liuzzi, zio del più celebre Mondino de’ Liuzzi, considerato l’ideatore della moderna anatomia.

Una concentrazione straordinaria di medici, spezierie ed esperti di erboristeria che probabilmente portò ad abitare in zona anche Gentile Budrioli, passata alla storia come la “strega enormissima” di Bologna.

Istruita, di buona famiglia e moglie di un notaio, prese casa proprio nel torresotto di Porta Nova, facendosi presto conoscere come la più esperta erborista di Bologna, sempre aggiornata sulle proprietà curative delle piante, grazie alle lezioni di astrologia medica tenute dal professore universitario Scipione Manfredi (l’astrologia era una scienza strettamente connessa alla medicina, alla matematica e alla filosofia a quei tempi, nonché materia d’insegnamento) e i consigli di frate Silvestro del vicino convento francescano.

Da lei andavano nobili e popolani, e presto diventò amica e consigliera di Ginevra Sforza, moglie del signore di Bologna Giovanni II Bentivoglio. Un’amicizia che però la portò alla morte il 14 luglio 1498.

A metterla nei guai fu proprio Giovanni II, che influenzato dalle maldicenze incolpò Gentile di tutto quanto di negativo gli stava accadendo, dai contrasti con il papa alla congiura dei Malvezzi. Per il Bentivoglio, le arti stregonesche di Gentile erano una minaccia per Bologna, e così l’affidò al Tribunale dell’Inquisizione.

Torturata, più morta che viva, alla fine confessò reati che non aveva mai commesso e per questo, nonostante le suppliche di grazia dell’amica Ginevra Sforza, finì arsa sul rogo.