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Guidozagni: la torre della Timo

Sorella minore di torre Prendiparte (che le sta accanto), così come la Garisenda lo è dell’Asinelli, la Guidozagni è in realtà una casa torre, ed è l’unica ancora in piedi delle quattro torri che i Guidozagni eressero a Bologna nel corso dei secoli. Il merito di questa sopravvivenza lo si attribuisce alla Compagnia telefonica di Bologna che, nel 1926, si chiamava Timo (poi Sip e Telecom). In realtà la Timo, appena orfana dell’altra torre (vedi torre Conforti Guidozagni), abbattuta dal Comune nel 1918 per far posto a via Rizzoli, aveva intenzione bellicose: dopo aver abbattuto il palazzo quattrocentesco accanto alla nostra Guidozagni, si accingeva a fare altrettanto con la superstite, ma la Sovrintendenza la fermò; e così, dopo un restauro, si trasformò in porta d’accesso dell’allora nuova sede della Compagnia telefonica. Alcuni autori riportano un parziale crollo nel 1487.
Tornando alla famiglia Guidozagni, fu indubbiamente uno dei casati più in vista a Bologna già dagli inizi del Duecento. Il capostipite fu probabilmente un tal Guido di Zagno, procuratore bolognese nel 1229, anche se un Guidozagni partecipò alla Prima Crociata. Il figlio Bartolomeo Guidozagni, di fede guelfa, partecipò nel 1249 alla battaglia di Fossalta (nella quale venne catturato Re Enzo), fu podestà a Modena nel 1265, per poi venire ucciso nel 1267 in uno scontro con i ghibellini.
Alle cronache, anche Guglielmo Guidozagni, una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde, a volte malvagio e a volte puro e indomito. La confusione nasce dal fatto che quasi tutti i Guidozagni si chiamassero allora Bartolomeo o Guglielmo. Il Guglielmo bipolare in realtà erano due, entrambi figli di Bartolomeo (anch’essi omonimi), che in comune avevano solo il cognome. Il Guglielmo malvagio (ghibellino) salì alle cronache nel 1303, per aver più volte tentato di “sovvertire il pacifico stato di Bologna”, con l’obiettivo di dare la Città in mano al signore di Ferrara, Azzo VIII d’Este. Catturato, finì multato e al confino. Quello buono (guelfo), nobile d’animo, rifiutò più volte l’incarico di Podestà (a Reggio e Siena) fino a quando il Comune di Bologna gli concesse lo status di cavaliere. In seguito difese Bologna dalla minaccia dei soldati dell’imperatore Enrico VII e mosse guerra sempre contro l’imperatore verso Roma, ma morì nel tragitto. A rimpiazzarlo, il figlio… Bartolomeo.