Le torri dei telefoni
Nel 1907 la Direzione dei telefoni di Stato aprì a Bologna una delle nove sedi italiane. Per collegare gli ancora rari utenti telefonici, ognuno dei quali aveva un cavetto che arrivava direttamente al tavolo dell’operatrice, serviva qualcosa di alto e solido. Venne scelta torre Tantidenari, che sorgeva presso l’antico “trivio dei Bonizzi”, in vicolo Tosapecore, luogo che oggi corrisponde all’incirca all’angolo tra via Orefici e via degli Artieri. Alta 22 metri, con una base di circa 7 metri per lato e pareti spesse un metro e trenta, era stata costruita dalla famiglia ghibellina dei Tantidenari verso la fine del XII secolo, ma già nel 1237 era passata ai Lambertini. Sulla torre, che per l’occasione venne ribattezzata “dei Telefoni”, venne fissata una rastrelliera metallica sui quattro lati e assicurati i cavi della rete di distribuzione telefonica.
Nel 1917 – dopo soli 10 anni di onesto lavoro – la torre venne abbattuta per fare spazio all’allargamento di via Rizzoli e agli edifici che sorsero sul lato meridionale. I “Telefoni” si spostarono così all’angolo delle vie Goito e Albiroli. Per gestire il traffico (le linee a Bologna erano intanto arrivate ad essere 3.700), servivano una centrale automatica e nuovi impianti, ma le ristrettezze imposte dal dopoguerra rallentarono i lavori. La svolta avvenne il 24 marzo 1925, quando la gestione del servizio telefonico passò, per Bologna e l’Emilia-Romagna alla TIMO (Telefoni Italia Media Orientale), società della SIP (Società Idroelettrica Piemontese), con sede a Bologna.
In tre anni la TIMO aprì la sede telefonica tra le vie degli Albari ed Albiroli, demolendo gran parte degli edifici medievali, salvando però la torre dei Guidozagni, alta una ventina di metri , costruita ad inizio del XIII secolo. Nel 1928 la Guidozagni ereditò perciò il nome di “Torre dei Telefoni”, ma anziché servire per collegare i cavi della rete di distribuzione, venne scelta per ospitare la centrale automatica, quella interurbana manuale e, all’ultimo piano, la sala di riposo per le telefoniste.
Così, grazie ai “Telefoni” di Bologna, la piccola torre dei Guidozagni si salvò e ancor oggi svetta accanto alla sorella maggiore Prendiparte.